Il 25 novembre per molti è un giorno come tutti gli altri… ma non per tutti o, dovrei dire, non per tutte.
Non lo è per tutte le donne che hanno provato la vergogna e la paura che assale quando sono violentate,
umiliate e ferite nel corpo e nell’anima.
Nelle scuole non si parla abbastanza di questa ricorrenza.
Alle ragazze non viene spiegato cosa fare, a chi rivolgersi e come tutelarsi quando subiscono maltrattamenti
e abusi.
Ai ragazzi non viene spiegato che amare non vuol dire “possedere” o sfogare sulla persona che si dice di
amare la propria frustrazione. Manca una formazione sul modo di vivere la propria affettività e relazionarsi
con l’altro. I modelli sono quelli che proposti dall’ambiente familiare e dal mondo virtuale in cui spesso
predomina l’egoismo e la violenza.
Ma perché esiste questa “giornata”, e perché proprio il 25 novembre?
Per capire il perché di questa data, bisogna tornare al 1960, quando proprio in questa data furono
assassinate brutalmente tre sorelle, Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal. Furono percosse con dei
bastoni e poi gettate in un burrone dagli agenti del dittatore Rafael Leonidas Trujillo, nella Repubblica
Domenicana.
Queste donne, coraggiose, erano attiviste di un gruppo clandestino detestato dal governo, il “Movimento
14 giugno”. Le tre sorelle sono ricordate nella storia come “Las Mariposas” (le farfalle) per il coraggio che
hanno avuto nel lottare per i diritti delle donne pagando con la vita.
Se verrò uccisa, tirerò fuori le braccia dalla tomba e sarò più forte” (frase di Minerva Mirabal
a proposito del suo lavoro di attivista nel Movimento del 14 giugno)
Il 25 novembre del 1989 ci fu il primo «Incontro Internazionale Femminista delle donne latinoamericane e
caraibiche» e nel 1999 l’ONU decise che questa data dedicata alla giornata mondiale contro la violenza sulle
donne.

VIDEO | 8 marzo, Elina Chauvet: "Le mie scarpe rosse hanno preso a calci i  tabù" - DIRE.it

Il simbolo di questa giornata, sono le scarpe rosse. Un’immagine potente e ricca di significato ideata per la prima volta da Elina Chauvet (artista messicana), il 22 agosto del 2009 quando a Ciudad Juárez, posizionò 33
paia di scarpe femminili, tutte diverse ma accomunate dal colore rosso, colore del sangue versato da quelle
donne.
Donne scomparse a causa di una violenza oramai purtroppo all’ordine del giorno. In una recente intervista, l’artista ha raccontato che il fenomeno è in crescita, in relazione all’indipendenza e l’emancipazione delle donne.
La loro aspirazione a studiare e lavorare non sempre viene accettata dagli uomini che le vorrebbero
confinate esclusivamente nelle mura domestiche. La loro aspirazione a scegliere con chi stare scatena
reazioni violente in uomini che non concepiscono questa libertà.

I femminicidi aumentano ogni giorno sempre di più, i dati sono la dimostrazione schiacciante di questa
violenza silenziosa e agghiacciante che avviene sotto
il naso di tutti, in un posto che dovrebbe chiamarsi
“casa” ma diviene “incubo”.

Come possiamo combattere questo fenomeno, che imperversa in tutta la società, senza limiti d’età,
paese o cultura? Bisogna sensibilizzare, con campagne di
comunicazione, tutta la società. Ma è necessario anche parlare ai giovani, prevedendo dei percorsi educativi che accompagnino i ragazzi in tutte le fasce d’età.


Bisognerebbe includere nei programmi scolastici attività che possano veicolare il valore della parità tra i
sessi, scardinare i ruoli di genere stereotipati e inculcare il rispetto reciproco anche nei conflitti
intrapersonali la cui gestione deve necessariamente avvenire senza violenza e prevaricazione.
Sicuramente aiuterebbe ascoltare le storie e le esperienze di persone che hanno vissuto in prima persona e
possono raccontare non solo violenze subite o commesse ma anche il percorso interiore e l’aiuto che
ricevuto grazie al quale è stato possibile uscire dal ruolo di vittima o carnefice.
Su tali esperienze si possono innescare riflessioni e il dialoghi con gli studenti in modo da creare le
premesse per un futuro nel quale queste violenze non avvengano più.
Futuro impossibile? Speriamo di no.

Bibliografia

Giornata contro la violenza sulle donne, perché si celebra il 25 novembre- Corriere.it

La violenza sulle donne si combatte anche a scuola – Libreriamo

Elina Chauvet, con le mie scarpe rosse lotta ai femminicidi – Società & Diritti – ANSA.it