In Italia la bassa natalità è un problema sempre più preoccupante. Negli ultimi anni, il numero delle nascite è drasticamente diminuito, causando preoccupazione per il futuro demografico del paese.
Secondo le statistiche, infatti, il tasso di natalità in Italia è tra i più bassi d’Europa e il numero di coppie che scelgono di non avere figli è in costante aumento.

Il cosiddetto “inverno demografico” ha inizio nel 2009 e prosegue fino ad oggi. Secondo i dati Istat, nel 2021 i nati scendono a 400.249, un -1,1% rispetto all’anno precedente (-4.643). Il numero medio di figli per donna, per il complesso delle residenti, ammonta a 1,25. Si rifletta, dunque, sul fatto che, nel 2008, lo stesso indice era 1,84. Questo fenomeno è stato attribuito a molteplici fattori, tra cui l’aumento dell’età media delle madri, la mancanza di sostegno per le famiglie, le difficoltà economiche e impedimenti nel conciliare la vita lavorativa e familiare.

Ma la vera domanda da porsi è: perché la bassa natalità è considerata un problema? Semplice, perché ha un’influenza estremamente rilevante sull’economia del paese. Una popolazione invecchiata significa un aumento della spesa per la previdenza sociale e per la cura della salute, e allo stesso tempo una ridotta forza lavoro che influisce negativamente sulla crescita economica. Da considerare è anche una riduzione della domanda: la bassa natalità implica anche che ci sarà una minore domanda di beni e servizi per i bambini, come giocattoli, vestiti e servizi educativi. Questo inevitabilmente avrà un impatto negativo sulle industrie legate ai bambini e all’educazione.

Per affrontare questa situazione, i governi che si sono succeduti negli ultimi anni hanno sempre cercato di considerare varie misure, tra cui incentivi economici per le coppie che decidono di avere figli e maggiori opportunità per la conciliazione tra vita lavorativa e familiare. La vera svolta dovrebbe, però, arrivare dalle aziende: la flessibilità oraria o la possibilità di lavorare da casa sono alcuni esempi di politiche che le predette dovrebbero adottare come supporto ai dipendenti che hanno figli. Uso il condizionale perché sono ancora numerosissime le società che pongono ostacoli ai lavoratori che hanno in mente di avere figli, arrivando anche al punto di scartare un curriculum se il profilo ritratto è quello di una donna che ha in programma l’avere bambini.

Sono molteplici le strategie che potrebbero essere adottate per far sì che la bassa natalità non sia più un problema per il nostro paese, tra cui:

  • Migliorare la situazione economica e l’occupazione: molte persone ritardano la gravidanza o scelgono di non avere figli a causa delle difficoltà finanziarie. Incentivare l’occupazione, in particolare per i giovani, potrebbe aumentare la stabilità economica e quindi incoraggiare più persone a considerare l’idea di avere figli.
  • Offrire supporto finanziario e fiscale alle famiglie: l’offerta di crediti d’imposta, agevolazioni fiscali e sussidi potrebbe rendere più facile la decisione di avere figli, riducendo i costi associati alla gravidanza e alla crescita dei bambini.
  • Migliorare l’accesso ai servizi di assistenza all’infanzia: l’offerta di asili nido e servizi di assistenza all’infanzia di alta qualità potrebbe spingere le donne a tornare al lavoro dopo la gravidanza e ad avere più figli.
  • Offrire supporto psicologico e medico alle coppie che hanno difficoltà a concepire: l’offerta di servizi di assistenza medica e psicologica alle coppie che hanno difficoltà a concepire potrebbe incoraggiare più persone a cercare aiuto per le loro problematiche di fertilità.
  • Rendere le politiche pubbliche più favorevoli alla famiglia: una maggiore attenzione alle politiche pubbliche che promuovono la famiglia potrebbe incoraggiare più persone a considerare l’idea di avere figli, aumentando il tasso di natalità nel lungo termine.


Il basso tasso di natalità in Italia rappresenta una sfida importante per il futuro del paese. E’ sicuramente necessario agire subito per affrontare questo problema e garantire un futuro prospero per tutti i cittadini.