Era il 28 luglio 2021, quando Pedro Castillo vinceva le elezioni in Perù con il partito di stampo socialista “Perù Libero“,
grazie al voto dei cittadini più poveri. Giunto al potere, però, si distanziò dalle posizioni più estreme del suo gruppo, per poter ottenere un appoggio più ampio. Nonostante ciò, i partiti di destra e i dirigenti della Sociedad Nacional de Industrias pianificarono diverse azioni per destabilizzare il governo di Castillo, creando varie polemiche che causarono le sue dimissioni.

A seguire ci furono una serie di nomine, a catena, per il ruolo di Presidente del Consiglio dei Ministri, fino ad arrivare ad Anibal Torres, quarto a prestare giuramento per questa carica, l’8 febbraio 2022, durante il breve mandato di Castillo.
Castillo lanciò inoltre una grande riforma agricola, favorendo l’industrializzazione e offrendo ai contadini meno abbienti un accesso più equo ai mercati. Aumentò, inoltre, il salario minimo da 930 a 1000 sol (da 223 a 250 dollari), annunciò la vendita dell’aereo presidenziale e la sua rinuncia allo stipendio da presidente, oltre a dei tagli agli stipendi “dorati” del settore pubblico.
Dopo una prima procedura di impeachment alla quale il presidente riuscì a sfuggire, venne approvata l’apertura di una seconda procedura il 2 dicembre 2022. Temendo di non riuscire ad uscirne pulito, anche a causa delle antipatie nei suoi confronti, serbate dalla destra peruviana, Castillo sciolse il parlamento, a suo parere per indire delle elezioni anticipate. La Corte Costituzionale
ritenne questo atto un colpo di stato e il presidente Castillo venne destituito e arrestato dalle forze dell’ordine mentre cercava di lasciare il paese. L’arresto del presidente, amato dalla comunità indigena e rurale, oltre che dai lavoratori, ha portato a grandi movimenti di protesta popolare, che si protraggono dalla metà di dicembre. Queste proteste, culminate negli scontri con le forze dell’ordine, hanno già portato alla morte di 25 manifestanti, per lo più giovani, tra cui lo studente 23enne Clemer Rojas. Si registrano inoltre più di 500 feriti.
Non hanno mitigato la folla le parole della Presidente pro tempore Dina Boluarte, che chiese al parlamento di anticipare le elezioni, previste per il 2026, al 2023. La risposta del parlamento è stata negativa, nonostante, secondo i sondaggi l’80% dei cittadini è favorevole a nuove elezioni il prima possibile. La presidente ha inoltre annunciato che continuerà a chiedere con veemenza al parlamento di indire le elezioni il prima possibile, per ora quindi non possiamo fare altro che attendere.