In questo periodo pieno di conflitti, c’è una guerra silenziosa che viene combattuta da sole donne. Donne armate non di proiettili ma solo di coraggio e forza. È la guerra contro le ingiustizie, contro le disuguaglianze sociali, contro i diritti negati e violati. Parliamo delle donne afghane che si sono viste togliere dai talebani tutti quei diritti che avevano conquistato nei secoli a caro prezzo. Nel terzo millennio ancora si registrano, in troppe parti del mondo, violenze e soprusi contro la libertà e la dignità della donna, considerata solo in funzione della figura maschile (dal padre al marito), come un oggetto incapace di pensare liberamente e non come una persona. In Iran le proteste contro l’obbligo del velo (hijab) sono iniziate dopo la rivoluzione islamica del 1979, ma quest’anno c’è stato il picco di episodi di protesta e non c’è stato giorno in cui i mezzi di informazione non abbiano dato risalto a tali episodi.

Le manifestazioni contro la cosiddetta “polizia morale” sono iniziate dopo la morte di Masha Amini che era stata fermata dalla stessa polizia solo perché spuntava qualche capello di troppo dal velo. Secondo la versione ufficiale Masha non sarebbe morta per via delle percosse subite, ma per via di un “intervento chirurgico al cervello subito all’età di otto anni”, mentre sul corpo erano ben visibili i segni dei lividi subiti. Secondo l’ong “IRAN HUMAN RIGHT” dall’inizio delle proteste ci sono stati 476 morti, tra cui 64 bambini. La nuova generazione lotta e fa conoscere tutti gli aspetti della protesta anche al di fuori del Paese, attraverso l’uso dei social. Ed è grazie a quest’ultimi che la protesta è diventata di carattere mondiale.  In tutto il pianeta, infatti, le donne islamiche si tolgono il velo: questo è il modo in cui sostengono la lotta contro le ingiustizie e le diseguaglianze. Come Sara Khademalsharieh, scacchista iraniana, che ha deciso di giocare ai mondiali di scacchi senza indossare l’hijab. Oppure Nasim Eshqi, arrampicatrice, nella sua vita ha aperto più di cento vie d’arrampicata nelle zone di tutta Iran, ma ora ha lasciato il suo paese per l’Italia poiché la polizia l’ha accusata di “voler far guerra a Dio”, dal momento che quando arrampica non indossa il velo. Adesso fa arrivare il suo sostegno e la sua voce si unisce al forte grido che viene da tutte le donne e sa di libertà.

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Fonti: https://iranhr.net/en/articles/5669/ https://www.ilfoglio.it/esteri/2022/12/31/news/cosi-nasim-eshqi-da-voce-in-europa-alle-iraniane-per-combattere-il-regime-in-iran-4807662/