Il 31 ottobre, al suo primo Consiglio dei Ministri, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha approvato il decreto legge numero 162, noto come decreto anti-rave, trattante l’occupazione abusiva di spazi e organizzazione di raduni illegali. 

Partiamo dal principio: cos’è un rave?
I rave nascono negli anni Ottanta negli Stati Uniti,  per essere più specifici nelle fabbriche abbandonate della città di Detroit, per poi espandersi in maniera molto rapida inizialmente in Inghilterra e poi in tutta Europa. 

Col termine rave party, o free party, si intende l’organizzazione di eventi musicali in spazi non comunemente adibiti allo scopo di ballare e ascoltare musica, genericamente isolati. Questi ritrovi sono caratterizzati da musica altamente energetica, un esempio di genere prediletto è la techno, avente elevati velocità e volume come tratti distintivi. 

I rave party sono attualmente noti anche per i numerosi problemi che suscitano, in particolare di ordine pubblico. Queste manifestazioni musicali si svolgono, infatti, in una località pubblica o privata che viene scelta come location e occupata senza preavviso. A ciò si aggiunge la risaputa circolazione di droga e il rilevante disturbo della quiete pubblica, poiché un rave può anche durare giorni, con un volume della musica altissimo. Per queste ragioni, in seguito all’interruzione di un rave party modenese, il neo-governo Meloni ha introdotto il decreto anti-rave.
Vediamone insieme il testo:

L’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica.”

Sostanzialmente, vengono condannati i raduni illegali nei quali si invadono terreni o edifici per organizzare eventi dai quali può derivare pericolo “per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”. La condanna massima è sei anni di reclusione e multe fino a 10mila €, pena considerata da molti eccessiva se messa a confronto con reati più gravi.

Probabilmente, a questo punto, vi chiederete quali siano le caratteristiche che deve avere un raduno per essere considerato illegale e la risposta che si evince dal testo è che bastano cinquantuno partecipanti. Proprio il modo non chiaro in cui il decreto è stato scritto, da molti giuristi considerato anche incorretto, porta inevitabilmente l’insorgere di domande. Non parlando apertamente di “rave party”, si rischia che siano oggetto di accusa anche i partecipanti a manifestazioni pacifiche? Quali sono, dunque, le situazioni concrete in cui il crimine viene commesso? 

Numerose sono le critiche arrivate dall’opposizione, in particolare molti hanno definito questa riforma incostituzionale. E’ stata oggetto di discussione molteplici volte la violazione dell’articolo 17 della Costituzione, il quale tutela il diritto dei cittadini di riunirsi pacificamente.
I sostenitori del decreto hanno risposto assicurando che la libertà d’espressione non sarà assolutamente lesa, poiché verranno puniti solo i raduni abusivi che possano scaturire in un evidente rischio per la sicurezza e l’ordine pubblico, escludendo, quindi, tutti i tipi di proteste pacifiche. 

Il clima di dubbio popolare ha spinto il governo a ricorrere ad un emendamento che limiti il reato a “chiunque organizza e promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici e privati, al fine di realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento“. Si separano, dunque, le responsabilità tra organizzatori e partecipanti e non si indica più un numero massimo di quest’ultimi.
Si precisa, inoltre, che il reato sarà tale quando dall’occupazione del territorio deriverà un concreto pericolo per la salute pubblica, causato dalla mancanza di attenzione nei confronti delle norme sulla sicurezza ed igiene. Grazie a questo emendamento è stata, quindi, esclusa l’idea che il decreto-rave potesse mettere a rischio gli altri tipi di occupazione, come quella studentesca.  

Scritto male? Incostituzionale? Necessario per la sicurezza pubblica? Le opinioni sono numerose e svariate, ciò che sappiamo è che il 12 dicembre 2022 il decreto è stato discusso ed approvato in Senato, con 92 sì, 75 no e un astenuto.