Hai presente quando ti fai un sonnellino per non pensare a tutti i tuoi insormontabili problemi? Bene, anche se non ce l’hai presente lo fai tutti i giorni.

Prima di parlare del tuo “sonno” però, sentiamo un pò cosa dicono i tuoi genitori mentre “dormi”.

“Ah sti giovani, passano tutto il tempo appiccicati al telefono!”.
Tipica frase da vecchiaccio reazionario, ma ragioniamoci un po’ su.

E’ effettivamente vero che passiamo buona parte della nostra giornata davanti a un monitor: l’attività principale di un giovane è venire bombardato di immagini guardando tiktok da quindici secondi o sparare come un forsennato alla play. Ed è sbagliato, è tanto sbagliato. Lo dicono gli psicologi, lo dicono i genitori e lo dicono i nonni.

Allora siamo scemi? Perché lo facciamo? Perché passiamo il tempo ad abbassarci la vista e la soglia dell’attenzione? Non sappiamo forse quanto sia dannoso?

Lo sappiamo, sì che lo sappiamo. L’immergersi in un turbinio di immagini è però un rifugio per noi giovani. Parliamoci chiaro: siamo una generazione che davvero non conosce il proprio futuro. Appena apri un giornale, arrivi alla conclusione che se non morirai per le carestie generate dal decadimento del nostro pianeta, ci penserà sicuramente un proiettile russo a donarti l’eterno riposo. E se cerchi di non pensarci, se cerchi di vedere il migliore dei casi, concludi che la tua migliore aspettativa di vita è studiare come un pazzo per trovarti un lavoro in un economia instabile come poche cose.
Non abbiamo punti di riferimento, solo vecchiacci che non ci capiscono e un mondo che brucia. Il secondo in cui iniziamo a pensare dove andremo a finire ci ritroviamo sull’orlo dell’attacco di panico.

Non è tanto meglio allora non pensare?
Perché diamine dovremmo leggere un giornale? Mica ci piacciono gli attacchi di panico a noi.
E allora, come topini che vedono il cielo in tempesta, ci chiudiamo al sicuro nelle nostre calde tane.
Fuggiamo dal mondo reale in un vaporoso e comodo mondo virtuale.

Online, tanto grazie alle piattaforme che ai loro users, vi è infatti un assenza di conflitto o di sofferenza. Mentre clicchi convulsamente sul tuo schermo, un algoritmo ti indirizzerà verso ciò che più “ti piace”. Dopo già una settimana che usi un social network sarà difficile sentire opinioni con cui non concordi o video che reputi noiosi. Se sei femminista, vedrai video di femministe, e se hai una mascolinità fragile vedrai video su quanto sia da sigma insultare le donne. Sarai dannatamente al sicuro, lontano tanto dal mondo che ti circonda che dalle brutte persone che lo popolano. Lontano da una realtà dove brucia perennemente il conflitto.

Ci potrà anche essere una “simulazione di conflitto”, ma sarà fittizia, come tutto ciò che è online.
E’ comodo stare nella propria bolla, quindi perché mai uscirne? Perché mai esporsi a idee opposte alle proprie? L’attivismo, che dovrebbe essere un’esplosiva lotta, diventa un enorme abbraccio amoroso. Vedremo femministe parlare di ideali femministi ad altre femministe e gay che dicono ad altri gay quanto sono importanti i diritti dei gay.
Quanto è meglio parlare con qualcuno che concorda con te che con uno sporco maiale ignorante!

Ma c’è poco da fare, se non hai nessuno che ti mette in discussione, resti un nessuno.
Come può una femminista definirsi tale, se non ha il coraggio di ascoltare un maschilista negare la dignità di una donna, a chi dovresti parlare dei diritti degli omosessuali, se non a un omofobo? Siamo la generazione del politicamente corretto e del rispetto, ma non degnamo del nostro ascolto chiunque non concordi con noi.
La verità è che se non ascolti ciò che ha da dirti un fascista, sei più intollerante e più debole di lui.

Come affermava Hegel, per diventare davvero un individuo attivo, e non succube di altri, l’uomo ha bisogno di scontrarsi verso una realtà a lui opposta. La libertà è qualcosa che si può solo guadagnare lottando per la prova di sè, senza la lotta, l’uomo rimane schiavo di colui che quella lotta l’ha fatta, e che ne è uscito vincitore.

“Il rapporto tra le due autocoscienze, dunque, si determina come un dar prova di sé, a se stesso e all’altro, mediante la lotta per la vita e per la morte […] ed è soltanto rischiando la vita che si mette alla prova la libertà.”

Le nostre idee, prive del dubbio e del conflitto, resteranno un ammasso di argilla stagnante. Terrorizzati dalla realtà, passeremo il tempo a pensarla e tradurla in piacevoli immagini, senza mai però modellarla, senza mai mettere le mani nel mondo. Rimarremo passive vittime di un mondo che non capiamo, semplicemente perchè non osiamo guardarlo.

Siamo paralizzati in un sonno profondo. Morti per paura di morire.