Ieri martedì 13 dicembre è stata una giornata storica per il futuro del nostro pianeta. I dirigenti americani, presenti alla conferenza stampa a Washington, hanno annunciato che, in un laboratorio della California, un esperimento di fusione nucleare per la prima volta ha prodotto energia maggiore di quella utilizzata per innescarla.

Lo scienziato Arati Prabhakar ha affermato: “Last week … they shot a bunch of lasers at a pellet of fuel and more energy was released from that fusion ignition than the energy of the lasers going in. This is such a tremendous example of what perseverance really can achieve.”

Ma la fusione nucleare che per mezzo secolo si è ricercata in cosa consiste?

È un processo che coinvolge il nucleo dell’atomo. I nuclei di due o più atomi si uniscono formando un singolo atomo. Affinché ciò avvenga bisogna impiegare un quantitativo di energia molto elevato. Per ottenere in laboratorio la fusione controllata, con un bilancio energetico positivo, è necessario riscaldare un plasma di deuterio-trizio (un gas caldissimo e rarefatto, di ioni ed elettroni) a temperature molto più alte (100 milioni di gradi), mantenendolo confinato in uno spazio limitato per un tempo sufficiente affinché l’energia liberata dalle reazioni di fusione possa compensare sia le perdite, sia l’energia usata per produrlo.

L’esperimento annunciato martedì, è stato realizzato grazie all’utilizzo di 192 fasci laser, in qualche miliardesimo di secondo, puntati su un contenitore cilindrico forato lungo alcuni millimetri, il tutto all’interno di una camera vuota, dove viene tirata fuori anche l’aria. All’interno del contenitore cilindrico è racchiusa una capsula sferica di tre o quattro millimetri, costituita da un guscio che racchiude i due elementi prima menzionati, il deuterio e il trizio. Attraverso i fori del cilindro, i 192 fasci hanno colpito il guscio della sferetta, asportandolo e trasformandolo in plasma, ossia in un gas di particelle elettricamente cariche.

La cattiva notizia è che ci vorranno 50 anni prima che questa fonte energetica diventi commerciale. La direttrice del laboratorio ha infatti dichiarato: “Questa è stata una accensione, per una sola volta, di una capsula, ma per ottenere l’energia commerciale da fusione c’è bisogno di molte cose. Bisogna essere in grado di produrre molti eventi di innesco per fusione per minuto e bisogna avere un robusto sistema di elementi di trasmissione per realizzarli. Ma con sforzi e investimenti concertati, e alcuni decenni di ricerca sulle tecnologie necessarie, saremo nella posizione di costruire una centrale elettrica”.

Un buon traguardo, ma la tecnologia è ancora lontana e la domanda sorge dunque spontanea: si riuscirà a mantenere la temperatura media globale sotto 1.5 gradi secondo l’accordo di Parigi del 2015 prima che la fusione nucleare entri nelle nostre vite come fonte di energia rinnovabile e a zero emissioni?