Anche quest’anno (strano ma vero) sta arrivando il natale: le vacanze, i giochi e il tasso di suicidi alle stelle, le solite cose insomma.

Qualsiasi bambino leggesse queste poche righe farebbe subito notare che manca una parte fondamentale del natale: i regali. Dopotutto si sa che il natale è il periodo in cui questi piccoli avidi accumulatori di giocattoli fanno scorta di averi fino al compleanno. Quello che un qualsiasi bambino non sa, e che molti adulti fingono sempre di non ricordare, è che non tutti a natale ricevono dei regali.

Spesso ci giriamo dall’altra parte perché è scomodo accettare che ci sia qualcuno che soffre, qualcuno che non ha le nostre stesse opportunità. Cerchiamo di sentirci brave persone, mentre accettiamo passivamente che muoiano migliaia di uomini donne e bambini nel Mediterraneo. Non contenti di ignorare la tragedia, spesso usiamo anche come capro espiatorio i superstiti della traversata, incolpandoli dei problemi più vari del nostro paese.

In questo clima nasce l’iniziativa di portare un giocattolo a scuola lunedì martedì e mercoledì (12-13-14 dicembre), per contrastare la tendenza d’odio nei confronti di chi non si può difendere. E contrastandolo nel modo più concreto possibile: porgendogli una mano, anzi no, meglio ancora, un giocattolo.