Chi è Edward Hopper?

Edward Hopper, autoritratto
(1925-30)

Edward Hopper nasce il 22 Luglio 1882 a New York.

Dimostrò il suo talento fin da giovanissimo, perciò i genitori lo indirizzarono verso la carriera da illustratore, anche se per lui diventò un lavoro e non la propria passione, tant’è vero che odiava fare l’illustratore pubblicitario ma era ciò che lo sosteneva economicamente. Nel frattempo, però, portava avanti la sua vera passione, quella per la pittura, fino a quando, grazie alla mostra alla Rehn Gallery, ottenne successo e lasciò il lavoro da illustratore per dedicarsi completamente alla pittura. In tutto ciò, Hopper sposò l’artista Josephine Nivison, protagonista di suoi svariati dipinti. Il rapporto tra i due non era ottimo, lui un uomo silenzioso e lei una donna estrosa. Continuò a dipingere fino a quando gli venne rubata la scena con l’arrivo dell’astrattismo di Pollock. In fin di vita dipinge “Two Comedians“, in cui ritrae se stesso con la moglie che come due attori ringraziano gli spettatori a fine spettacolo.

Il realismo americano

Edward Hopper, Nighthawks (1942)

Edward vive la realtà di un paese in pieno sviluppo, affermato come potenza suprema economica e militare nel mondo. La bellezza dei quadri di Hopper sta nella rappresentazione di un altro mondo, quello quotidiano. Dunque Hopper non si limita alla raffigurazione dei grattacieli americani o ai monumenti, ma centra in pieno lo stato d’animo di chi lo circonda. La sua opera più famosa è certamente “Nighthawks”, dove mostra la vicinanza ma allo stesso tempo la lontananza dei personaggi raffigurati che neanche si guardano. Se ci fate caso, è la stessa situazione che capita tutti i giorni all’interno della metropolitana o in qualsiasi situazione che viviamo, tutti corpi che si sfiorano ma nessuno che comunica anche solo visivamente con l’altro. Ciò che ci mostra Hopper è la realtà che molti di noi vivono ogni giorno e magari nascondono sia agli altri che a loro stessi, dove non si sa per quale motivo si continua a vivere ma lo si fa e basta: si continua a vivere per inerzia.

Edward Hopper, Tavola calda (1927)

Proprio come raffigura il quadro “Tavola calda“, in cui si può notare come la persona c’è ma allo stesso tempo il suo sguardo è assente; sembra come se stesse facendo qualcosa senza nemmeno pensarci.

Edward Hopper, Tavola calda, particolare volto (1927)

Ed è esattamente ciò che ci vuole comunicare l’artista, un mondo assente.

Edward Hopper, Excursion into philosophy (1959)

Un altro quadro che rappresenta appieno il messaggio di Hopper è sicuramente “Excursion into philosophy” dove Hopper dipinge un uomo e una donna dopo un rapporto sessuale. Anche in questo caso, nonostante l’estrema vicinanza dei corpi, si può percepire un forte distacco tra i due. L’artista utilizza dei colori caldi che entrano in un eccezionale contrasto con la freddezza dell’atmosfera emotiva.