Le teorie del complotto iniziano spesso da un sospetto. Ci si chiede a chi giovi l’evento o la situazione e così si individuano i cospiratori. Poi vengono manipolate le eventuali “prove” in modo che confermino la teoria.
Una volta che le prove hanno preso piede, possono diffondersi rapidamente e sono difficili da confutare, perché chiunque ci provi viene considerato complice del complotto.

Paradossalmente, le teorie del complotto danno una sorta di sicurezza. Infatti, individuare enti oscuri, stabili e potenti, ci permette di fornire una spiegazione a ogni evento, anche a quelli che rimangono avvolti nell’incertezza.

Una delle più famose è sicuramente la teoria della simulazione da cui trae ispirazione anche il film “Matrix”. La teoria si sviluppa dal noto filosofo Nick Bostrom, il quale in un paper pubblicato su Philodophical Quarterly nel 2003, intitolato “Are you living in a computer simulation?”, recupera l’idea, basata sul mito della caverna di Platone, che la realtà nella quale viviamo possa essere una sorta di illusione o allucinazione collettiva.
Nel testo Bostrom speculava sulla possibilità che una civiltà super evoluta fosse in grado di sviluppare non solo una simulazione della realtà così ricca di informazione da essere indistinguibile dalla realtà stessa, ma addirittura “un numero astronomico” di tali simulazioni.

A ciò aggiungeva un’altra ipotesi: se una civiltà simulata raggiungesse, grazie al progresso tecnologico, lo stadio post-umano, sarebbe a sua volta in grado di realizzare una simulazione dell’universo dotata di esseri coscienti, aumentando le nostre probabilità di vivere all’interno di una di esse.
E non solo: una simulazione all’interno di una simulazione, una nested simulation, richiederebbe un dispendio di calcolo, per i computer su cui gira la prima simulazione, tale che i programmatori di questa dovrebbero impedire questa possibilità o terminare il programma.

Con il passare degli anni, l’argomento di Bostrom ha attirato una crescente attenzione negli ambienti filosofici ,scientifici e tecnologici.

Tra i più grandi sostenitori di questa teoria è presente Elon Musk, il quale, nel giugno 2016, ha dichiarato che, a suo parere, la possibilità che il nostro universo non sia una simulazione sia di appena una su un miliardo. Musk ha usato il videogame del 1970 Pong come prova che il mondo in cui viviamo è solo una simulazione al computer molto dettagliata. Il fatto che quest’anno la startup di Musk Neuralink abbia permesso a una scimmia di giocare a Pong con il pensiero, potrebbero però essere una prova migliore che stiamo vivendo in un videogioco.