Amedeo Modigliani nasce a Livorno il 12 luglio 1884. La sua infanzia è costellata da gravi malattie polmonari e dalla tubercolosi; cresce con la madre, una donna indipendente e con grande apertura mentale, profondamente attenta alla sensibilità e agli stimoli artistici del figlio, e con il nonno, che sostituisce la figura del padre e lo accompagna alle prime visite ai musei, instaurando nel bambino un intenso sentimento intellettuale.

La vicenda, riguardo le così chiamate ”teste di modì”, può essere considerata una delle beffe più grandi nella storia dell’arte. È stato un atto incosciente e coraggioso da parte di tre giovani di Livorno.

Nell’estate del 1984, tre sculture vennero ritrovate in un canale a Livorno e gli esperti critici dell’arte che le avevano ritrovate erano certi che fossero state fatte da Modigliani.

Il 1984 fu il centenario dalla nascita di Modigliani e, al museo d’arte moderna di Villa Maria, erano esposte quattro delle teste di Modigliani. In occasione della ricorrenza vennero effettuati vari scavi, tenuti nei pressi dei fossi livornesi, dove si diceva che Modigliani avesse gettato quattro sculture ritenute insoddisfacenti. Tuttavia, fino a quel momento, furono ritenuti fallimentari e tre studenti universitari decisero di scolpire una testa con i tratti tipici dell’arte di Modigliani, con il fine di farla trovare agli scavatori.

All’insaputa dei tre giovani, lo scultore Angelo Froglia decise di scolpire e gettare nello stesso fosso altre due teste che avevano lo stesso stile di Modigliani, facendo sì che fossero tre le teste false a essere ritrovate nei fossi.

All’ottavo giorno delle ricerche, gli scavatori riuscirono finalmente a trovare qualcosa e, trovando le teste false, dissero che erano autentiche e che dovevano appartenere sicuramente a Modigliani.

I ragazzi pensarono che la testa ritrovata fosse il loro falso, ma rimasero perplessi quando scoprirono che la scultura ritrovata nelle ricerche fu quella dello scultore Froglia, chiamata Modì 1. Di conseguenza credettero che fosse una delle teste originali di Modigliani. La seconda testa ritrovata, Modì 2, fu proprio quella scolpita dai tre ragazzi universitari e, infine, l’ultima fu l’altra dello scultore, nominata Modì 3. Quando i tre studenti si resero conto che il loro scherzo era diventato più serio del previsto, considerata la sicurezza con cui i critici avevano affermato l’autenticità delle sculture ritrovate, decisero di confessare le loro azioni.

Pochi giorni dopo si scoprì che Froglia scolpì le altre due teste, e in una conferenza dichiarò che la sua voleva essere una provocazione artistica:

”[…] evidenziare come attraverso un processo di persuasione collettiva, attraverso la Rai, i giornali, le chiacchiere tra persone, si potevano condizionare le convinzioni della gente.”

Angelo Froglia

Ancora oggi quella delle teste di Modì è considerata una delle più grandi beffe dell’arte. L’unica persona che è deceduta continuando a sostenere che le teste di modigliani fossero vere fu solo il critico Argan.