Il 2021 è stato un anno complicato, tanto che, quando si parla di politica italiana, due temi prevalgono su tutti gli altri: vaccini e green pass. Se pensiamo ai due movimenti che più si sono fatti sentire durante l’anno, ci vengono subito in mente i “No-Green Pass e i No-Vax. Nonostante questi siano stati i temi più discussi, soprattutto a causa delle reti televisive che gli hanno dedicato ampio spazio, non sono stati gli unici.

A dominare la vera scena, dell’ormai morente politica italiana, sono state le varie proposte di referendum, presentate tutte da movimenti di diverse ideologie, che hanno sfruttato l’una l’eco mediatico dell’altra per riuscire a raggiungere le firme necessarie. Tuttavia, con ogni probabilità, l’escamotage da solo non sarebbe bastato a raggiungere la quota firme necessaria per porre sotto il controllo della corte costituzionale i quesiti. A giocare un ruolo importante è stata, infatti, la novità assoluta del 2021 e cioè la possibilità di firmare online, con lo spid.

I referendum di cui stiamo parlando sono il:

Il primo è stato proposto dalla Lega, uno dei maggiori partiti d’Italia, nonché, uno dei più populisti. Sorprende, quindi, e non poco, una proposta così tecnica, che la maggior parte della popolazione non è in grado di comprendere, senza prima studiare o senza essersi confrontati con qualche amico più pratico sull’argomento. I punti toccati da questa proposta sono sei, dove quello più discusso riguarda la responsabilità diretta dei magistrati, che è giustizialismo allo stato puro: ossia il bisogno che abbiamo di trovare sempre un colpevole e di punirlo per lo sbaglio che ha commesso, e che, anche nel sistema giudiziario attuale, ci porta a punire, invece che a far comprendere l’errore e rieducare. Dei sei quesiti, solo uno non è stato approvato dalla corte costituzionale ed è proprio quello sovracitato.

Il secondo referendum è quello sull’eutanasia legale che “Con questo intervento referendario, l’eutanasia attiva potrà essere consentita nelle forme previste dalla legge sul consenso informato e il testamento biologico, e in presenza dei requisiti introdotti dalla Sentenza della Consulta sul “Caso Cappato”, ma rimarrà punita se il fatto è commesso contro una persona incapace o contro una persona il cui consenso sia stato estorto con violenza, minaccia o contro un minore di diciotto anni.” Tuttavia, la corte costituzionale lo ha bocciato, perché in questo modo “non si tutela la vita umana“. Non sorprende più di tanto la decisone, visto che a prenderla è stato quest’organo conservatore, dove il membro più giovane è del 1966.

Il terzo referendum è sull’utilizzo della cannabis ed “è stato formulato con il duplice intento di intervenire sia sul piano della rilevanza penale sia su quello delle sanzioni amministrative di una serie di condotte in materia di droghe.” Ormai chiaro l’atteggiamento della corte, sembra quasi superfluo dire che anche questa mozione è stata rifiutata perché “Il referendum non era sulla cannabis, ma sulle sostanze stupefacenti. Si faceva riferimento a sostanze che includono papaverococa, le cosiddette droghe pesanti. E questo era sufficiente a farci violare obblighi internazionali“. Gli organizzatori sul proprio sito hanno ribattuto alla sentenza, ma fatto sta che anche questa possibilità è sfumata.

Rimane, quindi, l’ultimo referendum e, sebbene la speranza sia l’ultima a morire, anticipiamo che stavolta è anch’essa deceduta. L’argomento è il seguente: “La caccia, ogni anno, comporta l’eliminazione di decine di milioni di esseri senzienti e incolpevoli, decine di vittime umane (tra morti e feriti) a seguito di incidenti, uno sperpero di decine di milioni di euro di soldi pubblici per il ripopolamento degli animali selvatici, interessi economici dell’industria delle armi, incalcolabili danni ambientali e alla biodiversità. Fermiamola!” Stavolta, però, a dire di no è stata la cassazione, non reputando valide alcune firme.

Riassumendo quanto detto possiamo notare come solo cinque quesiti su sei della Lega siano passati e tutto il resto, della Lega o no, sono stati bocciati, prevalentemente dalla corte costituzionale. Ma in base a cosa la corte costituzionale può bocciare o far passare il referendum, che poi se promosso dovrà essere votato?

Teoricamente il ruolo della corte costituzionale dovrebbe limitarsi a controllare che nessun quesito violi la costituzione, e non stabilire se è “giusto” o “sbagliato”, cosa che invece è chiesta direttamente al popolo. Il loro compito è molto più tecnico ed è un lavoro da giudice, da interpretatore della legge: specie quando la situazione è vicina al confine, la legge va interpretata e così anche la costituzione. Dunque non hanno commesso un abuso di ufficio o del loro potere, ma hanno interpretato la legge in base alle loro idee che, come già detto, sono estremamente conservatrici.

Così facendo, però, hanno frenato l’entusiasmo dei giovani promotori dei referendum e accentuato il conflitto generazionale, che fino a ora ha avuto nei giovani i grandi sconfitti. La causa di questa debacle è principalmente numerica: in Italia i giovani sono pochi e destinati a essere sempre meno, visto il grande calo del tasso di natalità. L’atteggiamento conservatore dei “vecchi” però non è in grado di accettare l’arrivo di nuovi giovani da altri Paesi, rendendo quindi il calo demografico un problema sempre più stringente. Gli stessi “vecchi” che indebitano il paese per pagarsi le pensioni, che non investono sul nostro futuro.

Questa è la vera natura del problema che emerge dal rifiuto dei referendum: un paese di vecchi che pensano a loro prima che ai giovani e che è pronto a sacrificare il loro futuro per mantenere il proprio status quo.