Quanto è esposta l’economia italiana con la Russia? E se non acquistassimo più il loro gas?

Photo credit “Geopop”

Il capo della diplomazia europea ha dichiarato l’attacco della Russia in Ucraina, una delle ore più buie di tutta l’Europa dai tempi della Seconda guerra mondiale. L’attacco è avvenuto su più fronti, dove i soldati russi hanno varcato il confine nelle aree di Chernihiv nel nord, di Kharkiv, di Lugansk e di Mariupol. L’attacco ha raggiunto l’apice con l’occupazione dell’aeroporto di Kiev e Chernobyl. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha dichiarato nella conferenza stampa di giovedì: “Ci stiamo coordinando con i principali Paesi produttori e consumatori di petrolio e gas per il nostro comune interesse di garantire l’approvvigionamento energetico globale. Stiamo lavorando attivamente con i Paesi di tutto il mondo per aumentare il rilascio collettivo dalle riserve di petrolio strategiche per i principali paesi consumatori di energia“.

E se il Paese con lo stivale decidesse di non importare più il gas da Mosca? Quanto siamo dipendenti dalla Russia?

 Queste sono le domande che ci stiamo ponendo durante questi giorni di grandi tensioni. Verso la Russia esportiamo all’incirca sette miliardi di euro di beni, l’1.2% sul totale; importiamo dodici miliardi di euro di beni, in particolare gas e prodotti chimici. La nota dolente arriva dal punto di vista del gas, infatti Mosca è il nostro primo fornitore, circa il 40% del totale fabbisogno. Ecco perché stiamo cominciando a sentir parlare del TAP. Conosciuto con l’acronimo TAP, sta per Trans-adriatic-pipeline, è un gasdotto attivo dal 2020, lungo 870 chilometri che dalla frontiera greco-turca attraversa Grecia e Albania per approdare in Italia, sulla costa adriatica, nella provincia di Lecce. Il Paese dal quale proviene il gas è l’Azerbaigian, dove nel solo 2021 sono giunti qui nel Bel Paese sette miliardi di metri cubi di gas, coprendo il 10% del fabbisogno italico. Il potenziale della TAP sarebbe attorno ai 25 miliardi di metri cubi di gas, già dalla fine del 2023-2024.

TAP

La produzione interna di produzione di gas italiana copre solo una piccolissima parte dei consumi richiesti, all’incirca 3,4 miliardi di metri cubi di gas naturale a fronte di un consumo di 76. Con la sola produzione italiana riusciamo a coprire il solo 4%.

Dal continente africano non giunge gas naturale?

La risposta è . Dopo la Russia, l’Algeria è il nostro secondo fornitore di gas. Il tutto è collegato da un gasdotto lungo 2000 chilometri che attraversa anche la Tunisia, prima di giungere nell’impianto siciliano di Mazara del Vallo.  Le importazioni Algerine coprono il 30% del nostro fabbisogno. In Sicilia arriva anche il gasdotto libico, Greenstream.

Le possibili soluzioni quindi quali sono?

1) Il TAP, che presto potrà avere una capacità di 25 miliardi di metri cubi di gas.

2) Il potenziamento della produzione interna oggigiorno copre solo il 4% dei consumi, ma con un intervento del governo si cercherà di aumentare almeno del doppio l’attuale produzione, passando da 3 a 6 miliardi.

3) L’importazione di gas via nave. Il gas viene liquefatto e portato alla temperatura di 162 gradi sotto lo zero, in modo tale da poter essere stoccato in forma liquida e trasportato via nave da qualsiasi parte del mondo.