Il 7 febbraio 2022, alcuni attivisti di Extincton Rebellion cominciano le loro proteste, tese a un incontro pubblico con il Ministro della transizione ecologica, Cingolani.

Extinction Rebellion è un gruppo di attivisti ambientalisti radicali (radical chic se vogliamo citare lo stesso Ministro), che, spesso, compiono azioni più estreme di altri gruppi per conseguire i propri fini. Ciò non significa che siano pericolosi, anzi, non mettono mai in pericolo vite umane o animali, ma semplicemente organizzano manifestazioni non autorizzate o talvolta compiono atti di “vandalismo”, mirati ad attirare l’attenzione di coloro verso i quali protestano. Sicuramente non passano inosservati, considerato il loro numero, e di certo non possono essere rimproverati di non avere le idee chiare o non essere abbastanza determinati.

Chiarito di chi parliamo, veniamo alla vicenda di questi giorni: lo sciopero davanti al ministero. Gli attivisti si sono seduti con dei cartelloni per nove giorni di fila, accompagnando questa semplice azione con un’altra non altrettanto semplice: lo sciopero della fame. I giovani sono stati portati via molte volte dalle forze dell’ordine, ma sono sempre tornati, senza mai ricominciare a mangiare.

Il messaggio che lanciano è chiaro: “O ci ascoltate, o ci ignorate e ci lasciate morire“. Estremo, ma non violento. Così, il 16 febbraio, dopo averli fatti soffrire un po’, forse per vendetta personale, o forse per puro sadismo, Cingolani si è degnato di riceverli, ma rigorosamente in privato: niente cellulari, registratori o altri strumenti simili. Una decisione che, francamente, lascia un po’ a desiderare, ma dovrebbe anche far riflettere e discutere.

In ogni caso, l’incontro si è svolto e il ministro ha dichiarato che l’assemblea non può essere fissata da lui, ma deve essere il premier Draghi a decidere se, dove e quando farla. Insomma, siamo davanti a un ministro della transizione ecologica con meno poteri di un preside di una qualsiasi scuola, che invece il potere di organizzare un’assemblea lo ha e lo esercita una volta al mese.

Neanche a dirlo, i manifestanti non sono saltati in piedi per la gioia della notizia e intendono continuare a oltranza. L’idea è di proseguire fino a che il ministro non diventerà maggiorenne e non avrà più bisogno di chiedere il permesso a mamma Draghi, per assaporare il pasto della democrazia: l’assemblea pubblica tanto agognata, non una richiesta impossibile o esagerata. Nient’altro che che la celebrazione della democrazia,
tanto osannata a parole, che a scuola insegnano vada protetta, preservata, curata e vissuta. Ma nel momento in cui si prova a farlo davvero, gli stessi che tanto la lodano e la promuovono, in realtà, la reprimono. Un modo di confrontarsi davvero, di persona, non nascondendosi dietro uno schermo e pronunciando frasi fatte, crocifiggendo il proprio avversario, per il gusto di racimolare qualche voto: questa sarebbe la democrazia. Questo è lo spirito democratico che tanto è temuto.

In un sistema che muore sempre di più, dove a morire in primis è la democrazia, in un paese dove la metà delle persone ha smesso di votare, mostrando un completo disinteresse nella politica, il governo ritiene che concedere un’assemblea pubblica sia una pessima scelta, perché, forse, la verità è che il disinteresse della popolazione alla politica fa comodo e la volontà di invertire questa tendenza non c’è.

La democrazia sta morendo o la stanno uccidendo?